Roma – Domenica 6 aprile, al teatro Lo Spazio, l’attore e musicista Fabio Settimi ha intrattenuto un ampio pubblico con il suo spettacolo “ROMA, io la canto ma nun è solo ’na canzone”, organizzato dallo stesso Settimi in collaborazione con l’Accademia Gilmont.


All’arrivo, il pubblico viene subito accolto da alcune delle grandi donne che hanno fatto la storia di Roma (a interpretarle le allieve dei corsi di trucco della Gilmont, che oltre ad essere le attrici della serata sono anche le truccatrici e le costumiste di loro stesse). La loro presenza permette di immergersi nello spettacolo prima ancora che cominci, e dà vita ad una coreografia di personaggi che costituirà anche la scenografia stessa non solo sul palco, ma anche nella platea, donando agli spettatori un’esperienza immersiva.
Lo spettacolo si apre con un personaggio mascherato sotto il palco, mentre la giovanissima Ginevra D’Amico canta “Quanto sei bella Roma” di Lando Fiorini, creando subito un’atmosfera nostalgica. Arriva poi Giancarlo D’Amico, che interagendo con Settimi nel corso della serata porta con sé l’ironia che completa l’aura magica della città eterna. Uno scambio di battute tra i tre ci rivela che il misterioso personaggio ai piedi del palco è Marte, il dio della guerra, padre di Romolo e quindi di Roma stessa.
Questo prologo è l’unica parte propriamente recitata dell’esibizione. È lo stesso Settimi, che toglie i panni di Marte e veste i propri, a dichiarare alla platea l’intento della serata: raccontare la storia del teatro romano attraverso i cavalli di battaglia dei grandi personaggi che ne hanno fatto la storia. E quale modo migliore di cominciare se non cantando “Viale del re”, la canzone di Nino Manfredi le cui prime parole danno il nome allo spettacolo?
La rappresentazione prosegue per le due ore successive con l’attore che ripropone alcuni dei numeri più iconici dei grandi, da “Pietro Ammicca” di Gigi Proietti a “Giggi er bullo” di Enrico Montesano, da “Lulù” di Aldo Fabrizi a “Cento campane” di Lando Fiorini. Ma non solo: tra Narciso Vanesi che recita “Il lonfo” e Mastro Titta che canta “È bello ave’ ’na donna dentro casa”, Settimi inserisce anche momenti per coinvolgere il pubblico. Ad esempio nella ricostruzione della passatella, un gioco da osteria il cui scopo era quello di non far bere vino a un partecipante per umiliarlo e screditarlo, e che puntualmente finiva a coltellate.
Lo spettacolo, che si conclude con l’intramontabile “Toto” di Proietti, si può senza dubbio definire un successo. Settimi ha intrattenuto la platea senza mai fermarsi e riuscendo perfettamente nel suo intento: raccontare Roma e il suo teatro, facendo andare via il pubblico con ancora il sorriso sulle labbra.

di Valeria Maestri

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