Castelli Romani – Seppure un po’ in ritardo, anche quest’anno è arrivata la Pasqua, e con essa una scusa per ritrovarsi a tavola tutti insieme. Il pranzo pasquale, insieme a quello natalizio, è probabilmente una delle ricorrenze più amate, e rinunciarci non è un’opzione. Soprattutto se, come avviene ai Castelli Romani, significa ritrovare i tanto amati sapori della tradizione. Dalle uova sode alla corallina, dalla pizza ricresciuta ai carciofi, dalla coratella fino ad arrivare al re indiscusso della tavola pasquale: l’agnello con le patate, un piatto che racconta la storia contadina del territorio. Per finire, naturalmente, con la colomba e le uova di cioccolato, che fanno la gioia dei bambini e, ammettiamolo, anche degli adulti.



Ma Pasqua non significa solo cibo: particolarmente sentite, nei borghi che incorniciano la capitale, sono le rappresentazioni della Passione di Cristo. Ogni anno, infatti, questi momenti di identità collettiva riempiono i giorni che precedono la domenica di Pasqua, e il 2025 non è certo stato da meno. Da Ariccia a Rocca di Papa, da Lariano a Rocca Priora, tra la Domenica delle Palme e il Venerdì Santo le comunità parrocchiali, le Associazione, le Pro Loco e gli stessi comuni si sono dati da fare per rievocare la Passione di Cristo. Un esempio tra tutti, la Via Crucis Animata che si è svolta ad Ariccia venerdì sera, organizzata dall’Associazione Amici per Caso insieme alla Comunità Parrocchiale di Santa Maria di Galloro con il patrocinio del Comune, e che ha coinvolto non solo le comparse in costume, ma anche gli stessi cittadini.
Tante sono le tradizioni e le superstizioni legate a questa festività. Un’usanza tutta romana, ad esempio, era quella di regalare alla propria innamorata, il primo venerdì di marzo, un maritozzo, ma non quello con la panna. Si trattava infatti di una pagnottella a forma di rombo (o di cuore per i più romantici) con dentro pinoli, uvetta, anice e canditi.

In ultimo ma non per importanza, domani chiuderà le festività il Lunedì dell’Angelo, in cui si celebra l’incontro tra l’Angelo e le donne che si sono recate al sepolcro di Gesù ormai vuoto. L’usanza è quella di trascorrere la Pasquetta fuori porta, possibilmente davanti a una brace accesa su cui fare una bella grigliata. Anche questa tradizione ha un’origine cristiana: secondo il racconto evangelico dei discepoli di Emmaus, il giorno della resurrezione incontrarono Gesù fuori città, lungo il cammino che unisce Emmaus a Gerusalemme.
E allora non ci resta che sperare che quest’anno la proverbiale pioggia di Pasquetta ci dia una tregua, e goderci questi giorni di festa.
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