(Adnkronos) – "In nome della 'separazione delle carriere', si impone un ampio riassetto dei rapporti tra politica e giurisdizione; radicalmente distante dal modello concepito dai padri costituenti. D’altronde, gli stessi toni del dibattito parlamentare che ha preparato il voto di oggi tradiscono intenti non riducibili all’obiettivo di rendere più bilanciato ed efficace il sistema giudiziario e processuale. Paiono più adatti ad un progetto che coltiva l’esigenza della politica di addomesticare l’azione giudiziaria. Il tutto in una atmosfera di palpabile esprit de ressentiment che parte da lontano". Con queste parole il Presidente del Tribunale di Palermo, Piergiorgio Morosini, commenta l'approvazione della Camera, con 174 voti a favore, 92 voti contrari e 5 astenuti, della norma che prevede la separazione delle carriere nella magistratura. E' il primo dei passaggi parlamentari necessari per l'ok al disegno di legge costituzionale. Il testo passa ora al Senato per il secondo voto della prima lettura a cui poi, trascorsi almeno tre mesi, dovrà seguire il secondo e definitivo voto di Montecitorio e Palazzo Madama. "Più che separare le carriere tra giudici e pubblici ministeri, la riforma votata oggi modifica l’equilibrio tra magistratura e politica in favore di quest’ultima, mettendo in discussione quell’autonomia che consente di esercitare la giurisdizione in modo sereno- aggiunge Mororini – Come? Soprattutto squalificando il peso e il protagonismo istituzionale del Csm, ossia l’organo pensato dai costituenti del 1948 per proteggere l’indipendenza dei magistrati, da condizionamenti interni ed esterni, decidendo di assegnazioni, trasferimenti, valutazioni di professionalità, promozioni e sanzioni disciplinari. Con la scusa della lotta al correntismo, si viene a sminuire l’importanza della componente togata del Csm a favore della componente laica. Infatti, mentre per i laici il sorteggio avviene su una base di candidati (professori e avvocati) scelti dalla maggioranza parlamentare, la componente togata è affidata completamente al caso. Insomma, si vuole plasticamente sancire l’incapacità dei magistrati di autodeterminarsi e di scegliersi i propri rappresentati. E tutto questo, peraltro, può suonare come una sorta di delegittimazione di una intera categoria, composta nella stragrande maggioranza da professionisti lontani anni luce dagli scandali emersi negli ultimi anni". Secondo Piergiorgio Morosini, "per contrastare le degenerazioni del correntismo, potevano adottarsi altre soluzioni". Ad esempio? "Prevedere una composizione togata, fondata sul pluralismo professionale. Avere una specifica rappresentanza dei giudici del lavoro, del minorile, dell’immigrazione e dell’impresa significa adottare decisioni più consapevoli ed efficaci in tema di valutazioni di professionalità, organizzazione degli uffici, scelte della dirigenza. E tutto questo è a garanzia per il cittadino". Inoltre, per il Presidente del Tribunale, "sicuramente questa riforma non accelera i processi e non è in sintonia con documenti europei che auspicano l’intercambiabilità delle funzioni tra pubblici ministeri e giudici. (v.Carta di Roma del 17.12.2014 destinata al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa)- spiega – D’altronde, le riforme degli ultimi vent’anni hanno già prodotto una netta divaricazione dei percorsi professionali e dei contesti organizzativi in cui esercitano le funzioni giudici e pubblici ministeri. E ora, la separazione “anche istituzionale” dei pubblici ministeri dai magistrati giudicanti, anche per via della previsione di un “Csm dedicato”, darà vita ad un corpo separato di funzionari pubblici numericamente ridotto (non oltre le 2.500 unità), altamente specializzato, con ampie garanzie di status, addetto all’esercizio della azione penale e alla direzione della polizia giudiziaria. Un corpo che, nella sostanza, non fa più parte della giurisdizione e risponde solo a se stesso". "Un simile assetto, più che costituire un argine agli “eccessi di controllo penale”, sembra piuttosto alimentare certe tendenze. Si tratterebbe del potere dello Stato più forte che si sia mai avuto in un ordinamento costituzionale dell’epoca contemporanea. E la politica non credo proprio sia disposta ad accettare tutto questo per tanto tempo", dice Morosini. Che aggiunge: "Anche l’Alta Corte, per come congegnata, è una opzione non condivisibile. Negli anni passati si era immaginata come un organismo costituzionale chiamato ad occuparsi della responsabilità disciplinare di tutte le magistrature: ordinaria, amministrativa e contabile. Ora è prevista solo per i magistrati ordinari, peraltro con una composizione togata che coinvolge solo magistrati della Cassazione, ancora una volta per sorteggio. Per certi versi, un ritorno al passato precostituzionale, con una magistratura gerarchizzata e non con magistrati che si distinguono solo per le funzioni che svolgono". (di Elvira Terranova) —[email protected] (Web Info)