Un momento di riflessione in occasione della giornata per l’Eliminazione della Violenza Contro le Donne, che ha coinvolto i ragazzi dell’istituto professionale Pantaleoni di Frascati. Guidati da Caterina Viola, referente del presidio dei Castelli Romani dell’associazione Libera hanno vissuto, partecipando in prima persona, un incontro che li ha conquistati.
Di Emanuele Scigliuzzo
Frascati – Parlare di mafia e violenza di genere in occasione della giornata per l’Eliminazione della Violenza Contro le Donne, può sembrare voler necessariamente mettere insieme due argomenti che in comune hanno poco. In realtà, dalle riflessioni che sono emerse nella biblioteca dell’istituto professionale Maffeo Pantaleoni di Frascati, i punti in comune tra questi argomenti sono molto più di quanto si possa immaginare. All’incontro, voluto dalla dirigente scolastica professoressa Giuliana Proietti e organizzato dalla professoressa Maria Pia Di Salvatore, i ragazzi hanno partecipato leggendo alcuni passi e ponendo domande. A prendere per mano gli studenti è stata Caterina Viola, referente del presidio dei Castelli Romani “Natale De Grazia” di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie, che li ha guidati attraverso ragionamenti e racconti di vicende vere, apparentemente slegate, riconducendoli al nocciolo della questione: la violenza contro le donne.
Un tradimento che spesso arriva proprio dalla famiglia che avrebbe dovuto proteggerle, e che invece al contrario le ha abbandonate al proprio destino. Un voltafaccia purtroppo ancora attuale, che appare evidente anche da una ricerca Istat che conferma che oltre il 50% delle donne è vittima del partner o di un ex.
“Voi siete diversi! Voi siete il futuro ed è per questo che oggi è importante essere qui” dice Caterina Viola rivolgendosi ai ragazzi: “Se nessuno vede, sente o passa senza fermarsi davanti a una vicenda di violenza, le cose non cambieranno mai. Se al contrario stiamo tutti uniti, possiamo contribuire per una società migliore”. Dopo aver conquistato la platea, Caterina Viola ha raccontato le vicende di Lia Pipitone, fatta uccidere dal padre, boss della mafia, a Palermo nel 1983; di Gelsomina Verde uccisa dalla camorra nel 2004 e consegnata ai suoi aguzzini da un ex fidanzato che aveva lasciato quando ha capito che era coinvolto con la malavita; di Lea Garofalo, collaboratrice di giustizia, uccisa dalla ‘ndrangheta a Milano nel 2009, perché l’ex marito non aveva accettato la separazione.
“Tutti esempi, ha sottolineato Caterina Viola, in cui ci sono due fattori in comune: il coraggio di queste donne di ribellarsi a un destino che sembrava già scritto, che avrebbero dovuto accettare passivamente perché deciso per loro da parte di padri e mariti che poi le hanno assassinate; e la famiglia che non le ha difese”.
Coraggio e famiglia quindi, che si trovano anche nella vicenda di Franca Viola, che oggi non è vittima di un atteggiamento mafioso e patriarcale grazie alla sua forza e al suo coraggio, ma anche alla famiglia che in questo caso le ha dato il sostegno necessario, condividendo la scelta di non acconsentire al matrimonio riparatore. Era il 26 dicembre del 1965 quando dopo essere stata rapita e violentata da Filippo Melodia, ex fidanzato e appartenente a una famiglia mafiosa, ha deciso di ribellarsi pubblicamente. Oggi Franca Viola, felicemente sposata e insignita dal presidente della Repubblica dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, è ricordata come la prima donna che ha detto NO smuovendo la coscienza popolare. Finita al centro dell’attenzione dei media per il processo che porterà alla condanna del suo aguzzino e di sette dei suoi dodici complici, la vicenda innescherà un movimento che porterà all’abolizione del matrimonio riparatore solo nel 1981, abrogato insieme al delitto d’onore.
Una crescita che vedrà l’Italia in due momenti fondamentali: nel 1974 il referendum sul divorzio; nel 1975 la riforma del diritto di famiglia che riconosce alla donna la parità dei diritti con l’uomo. Si dovrà attendere invece il 1996 prima che la violenza sessuale venga considerata un reato contro la persona e non contro la morale.
Un esempio positivo dunque che ha fatto riflettere e lasciato la speranza che il cambiamento può avvenire.
“Non ci viene chiesto di essere eroi come Falcone e Borsellino, ma di essere testimoni per il rispetto delle regole, applicando la capacità di valutare quello che succede nella nostra società. Io conto su di voi perché grazie alla vostra forza e alla vostra intelligenza potete realizzare quel cambiamento ancora necessario per migliorare la società che domani vi vedrà protagonisti” dice Caterina Viola rivolgendosi ancora ai ragazzi. “Ricordatevi che la cultura è sinonimo di libertà”.
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