Grottaferrata

Grottaferrata – Il cardinale Marcello Semeraro affida l’invocazione della pace alla Madonna che si venera nella storica Abbazia di San Nilo e nella Basilica di Santa Maria all’interno della struttura niliana. «Insieme con gli angeli che cantano sulla capanna di Betlemme, anche noi, dunque, chiediamo al Signore il dono della pace. Mentre tante sono le inquietudini suscitate dai venti di guerra e di violenza, anche noi preghiamo: Pace in terra agli uomini». Il prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, e delegato pontificio per l’Ordine Basiliano italiano di Grottaferrata ha presieduto il 17 dicembre la divina liturgia nell’antico tempio mariano, in occasione della festa del Millenario della dedicazione della Basilica fondata da San Nilo nel 1004 e dedicata vent’anni dopo, nel 1024, da san Bartolomeo detto Juniore, suo discepolo e amico.


Semeraro ha parlato dei diversi significati della ricorrenza. «Molti indizi lasciano intendere che questa basilica sia stata dedicata alla Beata Vergine sotto il titolo dell’Annunciazione», ha detto citando gli scritti dei fondatori in cui la Vergine viene lodata con le stesse parole dell’Arcangelo Gabriele. «Questa medesima lode vogliamo oggi ripeterla anche noi, poiché la Santa Vergine è stata il primo tempio del Signore: per venire ad abitare in mezzo a noi, il Figlio di Dio ha scelto di abitare prima, per nove mesi, nel grembo di questa Donna di Nazaret. Per quei nove mesi è stata, lei sola, Maria, la Chiesa- ha ricordato il cardinale -. Ora questa Chiesa siamo tutti noi e il tempio – questo e ogni altro edificio consacrato al Signore – lo annuncia e lo prefigura. Ci sono stati giorni, però, in cui il tempio del Signore è stato soltanto lei. Ancora san Bartolomeo, nell’Ode per il 26 dicembre, la invoca come “vaso contenente la manna della vita” e come “celeste tabernacolo”.

«Questo tempio di cui stiamo ricordando il millenario dalla dedicazione – ha aggiunto il cardinale – è stato costruito da mani di uomo. In un volume curato dal nostro padre Basilio Intrieri, che oggi è il più anziano della comunità monastica, ho letto che fu costruito adoperando pure colonne e pietre artistiche ricavate da un’antica villa vicina ed era ammirato da quanti lo visitavano. Il Tempio di Dio, però, che siamo noi, non è stato costruito da mani d’uomo, ma dallo stesso nostro Salvatore, il Signore Gesù Cristo». In concreto, però, ha chiesto il porporato, cosa vuol dire, per un cristiano, essere tempio del Signore? «Possiamo, infatti, dire, tante cose belle e importanti, ma se non le concretizziamo rimangono parole, soltanto parole».

Per il cardinale Semeraro occorre passare ai fatti. E citando sant’Agostino, spiega: «Guardate questo tempio, miei cari fratelli ed amici. Osservatene i pilastri e anche voi, per i deboli rendetevi quasi sostegno di colonne; guardatene il soffitto e anche voi, per i poveri fatevi tetto che protegge». 

La celebrazione del 17 dicembre è stata preceduta da un convegno storico artistico il 13 e il 14 dicembre e da un concerto di musica melurgica bizantina il 14 dicembre.

Studiosi ed esperti, introdotti dall’egumeno padre Francesco De Feo, si sono confrontati su “Storia e Teologia dell’arte nella Basilica di Grottaferrata”. Per quanto riguarda ad esempio gli affreschi del Domenichino, la relazione di Elisa Rasetti ha evidenziato la loro capacità di mettere in dialogo le due tradizioni latina e greca, attraverso un sistema di rimandi che risulta debitore all’arte e alla liturgia bizantine. Altro esempio notevole il Lapidarium, che contiene, fra i manufatti più rilevanti, i resti di un ambone probabilmente a doppia rampa, di ambito romano, con pedana poligonale e colonnine tortili e i frammenti di un “ciborio” che si ritiene sia stato realizzato per il Giubileo del 1300. Un gradito ed emozionante ritorno ai Castelli Romani per il noto cardinale pugliese, che è stato per circa 13 anni vescovo dell’importante Diocesi di Albano, prima di andare a servire in Vaticano accanto a Papa Francesco, suo grande amico, che spesso veniva a trovarlo ad Albano, presso il Palazzo Vescovile, per pranzare insieme e per incontri di incoraggiamento spirituale e di preghiera. 

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