(Adnkronos) – La Nazionale aspetta Edoardo Bove. Luciano Spalletti, ct degli azzurri, ha parlato del centrocampista della Fiorentina, vittima di un malore in campo durante il match contro l'Inter, "Io non l'ho sentito. Ci hanno parlato l’allenatore e dirigenti dell'Under 21. Lo andrò a trovare, era un po' troppo pressante andare tutti nello stesso momento. Preferisco fare qualcosa di diverso. Il suo futuro? Non voglio pensare al suo futuro incerto, perché lui è un ragazzo eccezionale sotto tutti i punti di vista. Tutti dicono le stesse cose di lui e naturalmente, come tanti altri giovani, era nel mirino della prima squadra della Nazionale. Per cui spero completi questo suo percorso e di vederlo allenare". Il giocatore si è sottoposto oggi all'operazione, perfettamente riuscita, per l'installazione di un defibrillatore sottocutaneo. "Il pensiero è staccarci sempre di più da quei momenti dove tutti abbiamo abbassato lo sguardo quando gli è successo quell'episodio", ha continuato Spalletti, a margine dell'inaugurazione della mostra itinerante “Sfumature di Azzurro”, che presenta cimeli iconici della storia della Nazionale di calcio alla Farnesina. Spalletti ha poi parlato della Nazionale: “Le scelte fatte sono quelle giuste e rimarranno quelle, sono molto convinto dei calciatori che sono andato a comporre negli ultimi raduni. Quello che ci hanno fatto vedere è importante. Se tornerà Zaccagni? È stato un elemento importante anche durante l’Europeo, anche per quello che ha fatto vedere in allenamento. Ora ha una possibilità superiore perché lo vedo spesso giocare dentro il campo e in un sistema di gioco diventa fondamentale andare a prendere quei giocatori che fanno quel ruolo lì nei club. Nella stagione della Lazio c’è anche lo zampino di Zaccagni”. Poi su Retegui: “È diventato un giocatore completo in area di rigore, ma deve migliorare quando va in giro per il campo”. L'obiettivo è quello di partecipare ai Mondiali del 2026, in programma in Canada, Messico e Stati Uniti: "Dobbiamo essere all'altezza della missione. Il rapporto degli italiani con il tricolore credo sia lo stesso che vivo io, qualcosa di forte, particolare, per gli italiani all'estero la Nazionale è come un figlio che non vedono da molto tempo e a cui sono molto affezionati. Questo abbraccio e questo affetto mi aiuta a lavorare nella maniera migliore. La mia posizione di Ct la vivo come tutti i bambini quando rincorrevo un pallone sui campi da gioco e ora posso dare un seguito con i miei calciatori". —[email protected] (Web Info)