(Adnkronos) – La crisi dell'auto ha profonde ragioni industriali, normative e commerciali. Si pagano gli errori fatti dai manager del settore, basta leggere gli ultimi sviluppi in casa Stellantis con le dimissioni 'forzate' di Carlos Tavares. Si scontano le regole imposte dalla Ue, con la deadline del 2035 fissata per lo stop alla vendita di diesel e benzina, e soprattutto con le proibitive tappe intermedie previste. Si devono fare i conti con una competizione globale cambiata dal costo delle materie prime, e dalla concorrenza sleale, o anche solo dal vantaggio competitivo accumulato, della Cina. Tutto vero. Con un dato però che più degli altri può aiutare a fare una sintesi: le auto oggi in Europa costano troppo e pochi possono permettersele.  Oggi, a sostenere questa tesi, è stato un profondo conoscitore del mondo dell'auto, il presidente dell'Acea Luca De Meo. Parlando in conferenza stampa a Bruxelles, ha detto tante cose, parlando di tutti gli aspetti rilevanti di una crisi profonda per tutto il settore: la Ue, la Cina, la corsa dell'elettrico, la neutralità tecnologica. Poi, ha toccato l'aspetto che tiene insieme tutti gli altri. In Europa, ha detto, "dovremmo tornare ai tempi in cui potevamo offrire alla gente" auto che "si potevano permettere". Con le regole attuali, ha aggiunto, è "impossibile" realizzare in Europa un'utilitaria "che sia redditizia" per il costruttore. I costruttori di auto, ha ricordato, "prosperano sul benessere del ceto medio", che però in Europa negli ultimi anni "ha perso potere d'acquisto". Non è, ha notato, che gli europei non siano più interessati alle auto, tant'è che "il mercato dell'usato va molto bene".  Per dare ancora più peso al concetto che esprime De Meo è utile andare a guardare alcuni numeri. Facendo un confronto tra i prezzi che si trovano oggi nei concessionari con i listini del 2010, emerge un aumento dei prezzi consistente in tutti i segmenti. Facciamo qualche esempio. Una Fiat 500 'base' nel 2010 si portava a casa con 11.701 euro mentre oggi si parte da 17.700 euro, con un aumento di 6000 euro in 14 anni. Stesso discorso per un altro modello Fiat molto venduto, la Panda. Nel 2010 per il modello entry level bastavano 8.850 euro, oggi il listino parte da 15.900 euro. La differenza supera i 7000 euro. Salendo di fascia di prezzo, e passando in casa Nissan, un confronto significativo si può fare sul modello Qashqai: nel 2010 si partiva da 18,850 euro; oggi il listino parte da 28.089 euro. Sale anche la differenza di prezzo che si deve pagare, arriva a 9239 euro.  Se mettiamo questi dati in relazione a quello dell'Istat sul potere di acquisto delle retribuzioni degli italiani, calato dal 2013 al 2023 del 4,5%, il quadro sintetizzato da De Meo è ancora più chiaro: per comprare un'auto di fascia bassa gli italiani devono spendere fra 6000 e oltre 9.000 euro in più rispetto al 2010, mentre hanno un potere di acquisto che è calato sensibilmente. Un problema evidente, per gli italiani e anche per chi deve produrre e vendere auto. (Di Fabio Insenga)  —[email protected] (Web Info)