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don Antonio Salimbeni: Pensiero per il Natale


Ariccia – Negli ultimi tempi festeggiare il Natale è diventato una maratona, un esercizio di resistenza. In molte realtà, già alla fine di ottobre vediamo comparire proposte di acquisto di decorazioni o prodotti natalizi e le strade dei nostri paesi si riempiono, dopo la solennità di Ognissanti, di installazioni e strutture luminose di ogni forma e colore.
Il Natale è molto sentito e quindi è mezzo di marketing e promozione: si punta sui buoni sentimenti, forse su immagini un po’ sdolcinate, che regalano un senso di pace, almeno momentaneamente.
Tutto molto bello, si potrebbe pensare, ma una domanda mi sorge: non è che il vero senso del Natale si sta perdendo? Non è che lo stiamo trasformando in una festa benevola e scintillante, ma un po’ ipocrita?
“A Natale si è tutti più buoni” recita un detto, ma non è che rischiamo di prenderci in giro?
Per vivere il Natale in pienezza, secondo me, occorre ritornare a guardare e riflettere su un elemento che è molto radicato nella nostra tradizione, ma, ahimè, rischia anche esso di diventare un segno vuoto: il presepe.
Di presepi ne vediamo di questi tempi tantissimi, di svariate forme, con tante interpretazioni.
Quest’ anno, nella nostra parrocchia, ogni gruppo pastorale ne ha creato uno per riflettere sulle diverse sfaccettature della venuta di Gesù nel mondo; ma non dobbiamo dimenticare di cogliere la sua forma essenziale, di concentrarci su cosa davvero ci mostra.
Cosa rappresenta il presepe? Rappresenta una famiglia rifiutata, una famiglia scartata, una famiglia esclusa, per cui non c’è posto da nessuna parte, neanche in una situazione difficile come quella del parto imminente di Maria. O pensiamo davvero che sia bello dormire nelle capanne o nelle grotte, e partorire sulla nuda terra, coperta solo con della ruvida paglia, in mezzo alla sporcizia, con gli animali attorno?
L’ essenza del presepe è il brutto dell’ umanità che purtroppo scarta ed esclude; il Figlio di Dio, Dio fatto uomo, Dio che si fa’ toccare, Dio che si fa prossimo che più prossimo non si può non trova posto nella comunità umana perché nessuno, in quel tempo, ha ascoltato il cuore e ha aperto la sua vita all’ incontro con Lui.
Il Figlio di Dio, il Re dei Re, l’ Alfa e l’Omega nasce fra gli ultimi perché solo gli ultimi riescono ad usare gli occhi del cuore e riconoscere la vera Luce e sono portatori della stessa dignità umana di cui sono portatori tutti gli altri, compresi quelli che si credono di essere superiori, di essere super-uomini, al di là del bene e del male, quelli per cui Dio non è Amore ma solo un ostacolo alla loro sete di dominio in ogni campo della vita.
Il presepe ci parla e ci riporta alla mente ciò che il Signore Gesù ha detto: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti” (Matteo 7,12); vorremmo forse essere rifiutati da tutti, costretti a rifugiarci in posti inospitali e squallidi, essere discriminati, essere trattati come inferiori, essere abbandonati a noi stessi, essere sfruttati nel corpo e abusati nello spirito, senza un minimo di compassione o aiuto? Ovviamente no! Ed allora cerchiamo noi per primi di non farlo con nessuno,
nessuno davvero. Gesù nasce fra gli umili e gli scartati, ai margini della vita; questo vuol dire che, agli occhi di Dio, quelle persone sono uguali a noi più “fortunati” hanno la stessa dignità, la stessa importanza, la stessa umanità che abbiamo noi, perché siamo tutti figli di uno stesso Padre Celeste che ci ha creato con un solo criterio: Amore totale ed infinito. Per Dio non esiste il margine, esiste solo il centro perché con Lui siamo sempre al centro del Suo Cuore.
Allora possiamo davvero vedere il Natale nella prospettiva giusta; non è una generica festa della bontà, ma il momento in cui Dio ci tende la mano, la mano in carne ed ossa di un Bambino in fasce e ci invita a convertirci, cioè a cambiare direzione, a smettere di essere convinti di sapere sempre tutto e a lasciarci prendere dall’ Amore, il Suo Amore per noi che diventa il nostro amore per gli altri. L’ augurio che faccio a tutti per questo Natale è di lasciarsi andare all’ Amore, senza fare resistenza e trasformarsi in strumenti perché questo amore raggiunga tutti, ma proprio tutti, perché la vita di tutti quanti non sia relegata in una grotta ma sia piena di Luce, quella Luce che non si spegne mai perché viene da Colui che ci ha amati per primo e ci ha fatto il dono più grande e disinteressato che esista, la nostra vita e quella dei nostri fratelli, da proteggere e custodire.

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