(Adnkronos) – "In questi ultimi anni abbiamo appreso e imparato moltissimo su come la prevenzione dell'infezione da Hiv va collocata all'interno di un piano strategico di prevenzione più ampia di tutte le malattie sessualmente trasmesse, tanto è vero che il piano nazionale riguarda proprio la concezione nuova dell'infezione da Hiv all'interno del panorama generale delle malattie sessualmente trasmesse". Lo ha detto Antonella Castagna, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, intervenuta all''Hiv Summit: Ending the Hiv Epidemic in Italy', evento che oggi a Roma ha coinvolto istituzioni, decisori politici, esperti del mondo medico-scientifico e rappresentanti delle associazioni.  Quali sono le azioni più importanti che possono essere fatte a diverso livello? "Innanzitutto – sottolinea la specialista – prevenzione significa screening, significa approcciare le popolazioni più difficili da raggiungere. Oggi sappiamo che lo screening delle malattie sessualmente trasmesse, nei maschi eterosessuali e non, è abbastanza organizzato, ma abbiamo le sex workers, abbiamo le donne, abbiamo i detenuti, abbiamo tante popolazioni che devono essere raggiunte in un modo più capillare, sicuramente quindi fare prevenzione significa fare diagnosi, fare il test e poi convogliare i trattamenti nella direzione giusta. Abbiamo possibilità terapeutiche".  "Abbiamo la grande possibilità di fare prevenzione per l'infezione dell'Hiv. Oggi abbiamo gli strumenti, sia la terapia orale e speriamo in futuro la prevenzione con i farmaci long acting. Si tratta di tradurre questi strumenti in programmi di implementazione concreta", conclude Castagna. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)